Letture 2013

Il libro della sovversione non sospetta

 
Index del.icio.us

A cura di Antonio Prete


Con Il libro della sovversione non sospetta Jabès rimedita l’avventura stessa della scrittura. Il Libro, sola patria dell’ebreo, qui prende foma nel momento in cui scompare, come una traccia intravista sotto la sabbia. Scrivere è riconoscere il silenzio come ritmo della parola, la solitudine come orizzonte del dialogo, l’oblio — figura costitutiva del tempo e della memoria — come sorgente del pensiero. Scrivere è lasciare che l’impensato sfidi il pensiero e lo sovverta. La sovversione di cui si parla è l’atto stesso della scrittura, inteso come cammino tra le immagini provenienti da altri libri e dal primo libro, il Libro Sacro, che è il libro perduto, il libro mai compiuto. La sovversione è silenziosa, sotterranea, quotidiana.

Come ogni libro di Jabès, anche questo procede per frammenti, illuminazioni, improvviso accamparsi di voci perdute — di rabbini, di maestri, di personaggi interiori —, voci che compongono, cancellano, tornano a pronunciare sempre una domanda che non s’acquieta in nessuna risposta, una domanda che insegue una parola più silenziosa del silenzio, un nome più proprio d’ogni nome proprio, un luogo più illuminato del deserto.


Antonio Prete





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